IN UN MONDO MIGLIORE

Lunedi 31 Ottobre ore 15.30 e ore 21.00



Soggetto: Il medico Anton opera in un campo profughi in Africa. A casa, in Danimarca, il figlio adolescente Elias, timido e bersaglio dei bulli della scuola, fa amicizia con il coetaneo Christian, che lo convince a reagire. Poco dopo la 'vendetta' dei due ragazzini si indirizza anche verso un adulto, che ha preso a schiaffi Anton in uno dei suoi ritorni in città. Succede che nel piano architettato qualcosa va storto, e Elias resta gravemente ferito. Quando viene dichiarato fuori pericolo, Christian va a trovarlo in ospedale, gli chiede scusa, e in seguito trova la forza per riconciliarsi anche con il padre, che accusava di aver agevolato la morte della madre malata. Anche per Anton e Marianne, genitori di Elias in crisi, sembra prospettarsi una nuova comprensione.

Valutazione Pastorale: Dice Susanne Bier che "il film esplora la nascita delle relazioni violente nei figli adolescenti e le difficoltà degli adulti che, con l'esempio personale, tentano di indicare la strada del comportamento civile, arrivando a 'porgere l'altra guancia'. Ci si chiede se la nostra cultura 'avanzata' sia il modello per un mondo migliore o se piuttosto il caos sia in agguato sotto la superficie della civilizzazione". Due ragazzi che saranno uomini, e due uomini in difficoltà a rapportarsi con loro: la partitura drammatica messa in scena dalla Bier e dal suo sceneggiatore parte da situazioni tristemente ordinarie (il bullismo a scuola, le liti per futili motivi in strada) e scarta all'improvviso su percorsi collaterali tanto imprevisti quanto rischiosi. Anton cerca di trasferire nel contesto 'moderno e avanzato' di Copenaghen la pazienza, la solidarietà, la fiducia che mette nel lavoro tra i disperati in Africa. Ma ci sono ferite su entrambi i fronti: fisiche da un lato, interiori dall'altro, ma per entrambi si tratta di recuperare la dignita violentata dell'essere umano. E' una rivoluzione etica quella che il copione azzarda. Un sogno coraggioso e provocatorio, un nuovo inizio a partire dal perdono. Una proposta che il buonismo contemporaneo rifiuta, se è vero che alla c.s. al festival di Roma la regista si é sentita accusare di aver ceduto ad un finale troppo 'mieloso'. La Bier si conferma autrice attenta e inquieta, e il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

The next three days

LUNEDI 24 OTTOBRE ore 15.30 e ore 21.00



Soggetto: Tre anni dopo la condanna della moglie Lara per un delitto che lei sostiene di non aver commesso, il marito John si sforza di tener unita la famiglia, crescendo anche il loro unico figlio, il piccolo Luke. Quando la Corte Suprema respinge l'ultimo appello, Lara tenta il suicidio e John decide che è rimasta un'unica soluzione: organizzare l'evasione della moglie. Comincia così a preparare il piano che lì dovrà condurre tutti e tre in Sud America.

Valutazione Pastorale: Il punto di partenza é un film francese che Haggis riscrive e riadatta per l'ambientazione americana. In linea con la propria, acuta attenzione per i temi morali che precipitano imprevisti sull'individuo e lo costringono ad azioni mai ipotizzate, Haggis costruisce a poco a poco il terreno scottante che obbliga Brennan ad agire. Il piano congegnato dall'uomo appare così quasi logico e 'inevitabile', poco contando infine se lungo il percorso egli spara e uccide senza problemi. L'omicidio ignorato si colloca su quella scia delle decisioni etiche da prendere o subito o mai più. Si tratta del momento della 'scelta', difficile e determinante, al quale Haggis aggiunge l'altro fronte, ugualmente scivoloso, del 'fato', della casualità, del destino ingovernabile ma qui determinante (le foto che arrivano un secondo dopo; il bottono che resta nascosto nel tombino). Siamo allora padroni o no delle nostre azioni? E la donna é colpevole o innocente ? Le domande restano nell'aria, insieme a quella sorta di libertà negata che è negli occhi dei fuggitivi arrivati a Caracas. Meno incisivo di altri titoli e copioni di Haggis, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.

HEREAFTER

LUNEDI 17 OTTOBRE ORE 15.30 e ORE 21



Soggetto: Scampata allo tsunami, la giornalista francese Marie torna a Parigi, si accinge a scrivere un libro su Mitterand ma poi cambia: avverte urgente il bisogno di spiegare quello che ha passato nei momenti successivi alla tragedia. A San Francisco l'operaio George ha poteri sensitivi che gli permettono di entrare in contatto con i defunti. Il fratello Billy intravede l'affare e gli prepara un ufficio in piena regola. Licenziato per la crisi economica, George fugge a Londra. Qui Marcus e Jason, gemelli sui dieci anni, difendono la mamma che fa uso di droghe dai controlli dei servizi sociali. Recatosi in farmacia, Jason muore per strada investito da un camion. Marcus non si rassegna alla scomparsa e comincia a cercare un sensitivo che lo metta in contatto con il fratellino. Anche Marie arriva a Londra per presentare il libro sull'esperienza vissuta. Marcus avvicina George, che aveva visto su internet, George si incontra con Marie. Così le rispettive esperienze li hanno fatti conoscere.

Valutazione Pastorale: Soggetto e sceneggiatura sono di Peter Morgan ("The Queen", "Frost/Nixon") che afferma: "Ho scritto il film dopo la morte di un mio carissimo amico (...) Al suo funerale ho pensato quello che forse pensavano tutti: dov'è andato?. Ho voluto scrivere una storia che ponesse domande come questa". E Eastwood aggiunge: "Racconto una vicenda di anime che non ha specifici connotati religiosi e tanto meno si tratta di un thriller soprannaturale...lo considero non un film sulla morte ma sulla vita e sul pensiero". Premesse doverose, per evitare di far andare il copione lungo strade che non gli appartengono. Se la scrittura presenta qualche momento un po' irrisolto (Marcus in giro per Londra in visita ai sensitivi) o 'telefonato' (George perde il lavoro per essere libero di andarsene), é la messa in scena di Eastwood a offrire all'insieme sostanza e intensità, attraverso una regia corposa e nitida, senza sbavature, di dichiarata semplicità: il che non significa facilità, ma veicolo comunicativo diretto e incisivo, capace di coniugare al meglio finzione e realismo legato alla cronaca (lo tsunami, gli attentati a Londra, la crisi economica...). Sul tema della vita oltre la morte, Eastwood offre un approccio umanistico, capace di accostare i dolori universali e di vincerli non in modo consolatorio ma stringendosi intorno ai valori del quotidiano, l'amore (anche per una mamma 'drogata'), la condivisione, la fiducia, la letteratura come territorio che lega i vari secoli, e ci rende più vicini uomini e donne del passato. Si tratta di un forte invito a recuperare quella 'verità' e quella 'bellezza' che veramente possono salvare il mondo. Film sfaccettato e denso che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

THE TREE OF LIFE

LUNEDI 10 OTTOBRE ORE 15.30 E ORE 21



Soggetto: Midwest anni Cinquanta. Il padre, cristiano rigoroso, musicista frustrato, esige dai tre figli maschi un rispetto assoluto. La madre guarda, soffre ma è disposta alla gioia e al perdono. Il fratello più piccolo muore suicida in circostanze misteriose. Jack, il più grande, vive oggi a New York, e non si è ncora liberato di quel doloroso ricordo.


Valutazione Pastorale: Nato nel 1943, Malick ha girato appena quattro film a partire dall'esordio nel 1973 con "La rabbia giovane". Questo n° cinque è ancora una volta destinato a spiazzare e disorientare. Attraverso lunghi, sofferti flasback, il racconto dipana l'evolversi dei rapporti tra genitori e figli, il padre duro e rigoroso, la madre tenera e remissiva. Dopo la frase iniziale tratta da Giobbe, ecco il copione dirigersi sui sentieri impervi e scoscesi del rapporto tra Bene e Male. Malick si affida alla descrizione di una vera e propria Cosmogonia: una lunga parentesi dedicata al Mondo in ebollizione tra eruzioni, lave e sommovimenti tellurici. Siamo al centro del Caos, da cui nascerà la Terra, ossia, dopo gli animali preistorici con la loro bruta ferinità, l'uomo e la donna. Quindi la bellezza del Creato e la caduta nel peccato. Dalla Macrostoria dei pianeti e dei mondi lontani nel cielo si discende alla microstoria, rappresentata dalla cittadina del Midwest. L'uomo solo nell'universo? Malick immagina un aldilà desolato e poetico, luogo del possibile incontro tra Fede e Speranza. Film difficile da raccontare, fatto di pagine visionarie che lo avvicinano ad un poema epico-filosofico, denso di spiritualità se non di afflato religioso. Film per niente accomodante, al quale bisogna lasciarsi andare e che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.